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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Seconda Internazionale è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 221Entità Multimediali , di cui in selezione 51 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 458

Brano: [...]Una minoranza raggruppatasi intorno a Lenin (che per la prima volta si presentava come protagonista di una tendenza socialista internazionale e non semplicemente russa) propose alla Conferenza di adottare un atteggiamento rivoluzionario e disfattista (v.) nei confronti di tutti i governi belligeranti, quindi di appellarsi ai lavoratori perché trasformassero la guerra imperialista in guerra civile, e infine di proclamare la morte definitiva della Seconda Internazionale e la necessità di un nuovo organismo internazionale decisamente rivoluzionario, ma la maggior parte dei presenti non fu di questo avviso: i centristi volevano semplicemente che il conflitto cessasse e non ritenevano opportuno partire dalla guerra in corso per trasformarla in rivoluzione sociale, anche perché speravano di ricondurre sulla retta via i capi transfughi e miravano a salvare la Seconda Internazionale dando a questa una nuova Direzione, non interventista.

Trotzkij, che era d’accordo con la minoranza benché non approvasse la tesi leninista del disfattismo, sostenne da parte sua la necessità di superare le divergenze per far sì che dalla Conferenza uscisse una unanime condanna contro la guerra. Su questo punto si trovarono tutti d'accordo e lo stesso Trotzkij fu incaricato di stendere una “dichiarazione di princìpi” che divenne presto famosa come Manifesto di Zimmerwald.

Nel documento votato all’unanimità venivano descritte le disastrose condizioni dell’Europa in guerra e ne veniva ric[...]

[...] di Zimmerwald e per iniziativa della Commissione da questa nominata (che nel frattempo aveva anche provveduto a pubblicare un bollettino informativo in tre lingue), fu tenuta con 40 delegati una analoga conferenza a Kienthal (2430.4.1916), che tuttavia lasciò immutate le cose.

Infine, il 5.9.1917, fu tenuta a Stoccolma una terza e ultima conferenza dei “zimmerwaldiani”, che segnò praticamente la fine dell’ideologia ancora sopravvissuta della Seconda Internazionale.

A. Per.

Zimolo, Guglielmo

N. a Zaga (Gorizia) il 25.8.1907; carpentiere.

Per aver diffuso volantini inneggianti alla Comune di Parigi, nel marzo

1927 fu arrestato e deferito al Tribunale speciale che, nel novembre dello stesso anno, lo condannò a 7 anni e 6 mesi di reclusione.

Zingaretti, Mario Alberto

N. in Arcevia il 5.9.1890, m. ad Ancona il 29.10.1972; sarto.

Entrato nel 1909 nel Circolo giovanile socialista di Ancona, due anni dopo fu arrestato per aver disturbato una manifestazione clericoliberale filolibica. Il 7.6.1914, con una trentina di giovani socialisti, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 566

Brano: [...] di partiti politici operai

e socialisti nei vari paesi. La corrente “marxista” aveva acquistato un ruolo predominante nel movimento operaio tedesco, vaste adesioni in quello inglese e significative influenze anche in Francia, in Russia e in Italia. Nel 1889 quasi tutte le organizzazioni socialiste esistenti in Europa e in alcuni paesi americani, grazie anche all’intensa attività svolta da Engels dopo la morte di Marx (1883), costituiranno la Seconda Internazionale (v.).

Revisionismo e socialdemocrazia

Quantunque tutti i partiti aderenti alla Seconda Internazionale si richiamassero formalmente al marxismo, all’interno di ciascuno di essi sorsero ideologie e correnti politiche che cominciarono a rivedere quella che essi arbitrariamente consideravano la “dottrina” di Marx (quando invece si trattava di “metodo”), contestando quindi quella parte delle previsioni marxiane che a loro sembravano smentite dal processo storico (v. Revisionismo). Il prevalere di queste correnti portò

i partiti socialisti dei diversi paesi (esclusi quello russo e l’italiano) a identificarsi nel 1914, alla vigilia della Prima guerra mondiale, con le classi dirigenti capitalistic[...]

[...]do invece si trattava di “metodo”), contestando quindi quella parte delle previsioni marxiane che a loro sembravano smentite dal processo storico (v. Revisionismo). Il prevalere di queste correnti portò

i partiti socialisti dei diversi paesi (esclusi quello russo e l’italiano) a identificarsi nel 1914, alla vigilia della Prima guerra mondiale, con le classi dirigenti capitalistiche dei rispettivi Stati, quindi allo scioglimento di fatto della Seconda Internazionale (v. Socialdemocrazia).

Il socialdemocratico tedesco Eduard Bernstein (18501932) sarà considerato il caposcuola del revisionismo antimarxista che, agli inizi del secolo XX, determinò in seno al movimento socialista una scissione tra « revisionisti » e « ortodossi », anticipando lo scontro ideologico tra « riformisti » e « rivoluzionari » che avrebbe caratterizzato le vicende del socialismo nei decenni successivi.

Riformismo e rivoluzione

In seno al Partito socialdemocratico russo il richiamo al socialismo scientifico era comune sia a Lenin (v.) che al socialista ortodosso Karl J. Kaut[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 172

Brano: [...]rò in crisi, mettendo a nudo i limiti della propria strategia di fronte ai gravi avvenimenti in corso. I progressi economici avevano infatti determinato il sorgere di élites operaie, ma a spese di altri lavoratori, indebolendo la solidarietà di classe; la stessa fisionomia del Partito socialista era andata in parte mutando in seguito all’afflusso di nuovi strati sociali a danno della presenza operaia. La guerra provocò inoltre il naufragio della Seconda Internazionale che, praticamente dominata dai rappresentanti riformisti dei vari paesi, vide prevalere nelle proprie fila gli interessi “nazionali” che, nel sanguinoso conflitto, si contrapponevano a quelli del socialismo e della solidarietà internazionale.

Il P.S.I. la cui segreteria venne affidata a Costantino Lazzari (v.), il quale non faceva parte della corrente riformista, prese subito posizione contro la guerra, pubblicando nel luglio e nel settembre 1914 due manifesti che invitavano i lavoratori a schierarsi in favore della pace e della neutralità. L’atteggiamento dei riformisti in questa circosta[...]

[...]rietà internazionale.

Il P.S.I. la cui segreteria venne affidata a Costantino Lazzari (v.), il quale non faceva parte della corrente riformista, prese subito posizione contro la guerra, pubblicando nel luglio e nel settembre 1914 due manifesti che invitavano i lavoratori a schierarsi in favore della pace e della neutralità. L’atteggiamento dei riformisti in questa circostanza fu incerto, anche in conseguenza della crisi che aveva investito la Seconda Internazionale: alcuni di essi appoggiarono senza esitazioni la formula proposta dal partito « Non aderire, non sabotare », mentre altri si schierarono a favore degli interventisti (v.).

La lotta contro l’entrata in guerra fu coerente nei principi sostenuti dalla grande maggioranza dei socialisti, ma debole nell’applicazione pratica e nel rapporto con le masse. Turati, in particolare, seppure in ritardo, si rese conto che occorreva un’intesa tra socialisti, cattolici e giolittiani per portare avanti una decisa azione parlamentare e popolare contro la guerra, ma non tutto il gruppo riformista fu in ciò d’[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 454

Brano: [...]e partito di massa riguardava inizialmente le differenze fra la dottrina liberale e pensiero politico democratico, la nascita dei grandi partiti del movimento operaio e il loro ingresso sulla scena politica ha reso irreversibile la forma stessa del partito di massa.

Partiti operai

Nel movimento operaio la differenza fra i diversi partiti ha riguardato anzitutto la differenza politica e ideologica fra i partiti socialdemocratici nati con la Seconda Internazionale (v.) e i partiti comunisti nati con la Terza Internazionale (v.). In Italia il primo partito politico moderno dei movimento operaio è stato quello socialista (P.S.I.) fondato a Genova nel 1892 e sorto come punto d’incontro politico di un amalgama complesso di leghe sindacali, circoli socialisti e società mutualistiche.

Il Partito comunista italiano nacque invece a Livorno nel gennaio 1921, da una scissione interna del P.S.I., nel quadro della divisione fra socialisti e comunisti che, dopo la rivoluzione bolscevica dei 1917, coinvolse l’intero movimento operaio internazionale.

Alle diver[...]

[...]diale e fu del tutto abbandonata con il rientro in Italia di Paimiro Togliatti (febbraio 1944) che lanciò la formula del « partito nuovo »: una formazione politica che, senza rinunciare ai vantaggi della « bolscevizzazione » del partito (centralismo democratico, monolitismo ideologico ecc.) sapesse aprire le proprie file a più larghe schiere di militanti, divenire quindi « di massa ».

In generale si può dire che il partito di massa nato dalla Seconda Internazionale ha finito col costituire, con gli aggiustamenti della Terza, un modello comune a tutti i partiti comunisti nel corso del ventesimo secolo. Questo modello ha subito una crisi dopo il 1968, davanti all’esplosione di movimenti sociali e politici che ne hanno spesso contestato la capacità di rappresentare le reali istanze delle masse, specie quelle giovanili. Una crisi che investe Io stesso modello tradizionale di partito politico di massa finora prevalso, fino a spingere i movimenti sociali degli anni Settanta alla ricerca di nuove forme di associazionismo politico.

A. Man.

Pasciuti, Gaeta[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 564

Brano: [...] della sua iniziativa, fino alla vittoria elettorale del 1985.

Socialdemocrazia francese

Il Partito socialista si costituì stabilmente in Francia solo nel 1905, dopo circa trentanni di divisione fra le correnti marxiste che facevano riferimento a Guesde e i seguaci di Jean Jaurés (v.), eredi del giacobinismo politico. Il partito nato daH'unificazione di queste correnti, la S.F.I.O. (Sezione francese dell’internazionale operaia), aderì alla Seconda Internazionale e vide rapidamente prevalere al proprio interno le forze ispirate al socialismo democratico, idealista e umanitario, di Jaurés.

Dopo la Rivoluzione russa dell’ottobre 1917 la maggioranza della S.F.I.O. decise di costituire il Partito comunista francese. La minoranza, che faceva capo a Léon Blum (v.), ricostituì invece ciò che restava della S.F.I.O. conseguendo peraltro notevoli successi elettorali nel decennio 19201930. La vittoria della S.F.I.O. alle elezioni del 1936 portò alla nascita del governo di Fronte popolare (v.), diretto dallo stesso Blum. Questo governo non riuscì tuttavia ad a[...]

[...]toritarie elaborata dalla dirigenza deH'Internazionale comunista.

La teoria del “socialfascismo"

Otto Kuusinen (v.), segretario del Comitato esecutivo della Terza Internazionale (v.), nel suo rapporto introduttivo ai lavori del X Plenum (fra il VI e il VII Congresso dell’I.C.) formulò i capisaldi di questa teoria. Egli descrisse l'avanzare di un processo globale di involuzione « fascista » di tutti i partiti già appartenenti alla disciolta Seconda Internazionale (v. Internazionale socialista operaia) salvo mo

dalità e scadenze differenti di approdo a queste sponde della destra estrema. Secondo Kuusinen, le sole diversità tra « socialfascisti » e fascisti veri e propri, consistevano nel fatto che i primi semplicemente mascheravano comportamenti che erano espliciti nei secondi e che il « socialfascismo », a copertura delle proprie finalità, si serviva di un'ala sinistra, della quale il fascismo non aveva ormai più bisogno.

« I fascisti — disse testualmente Kuusinen — sono nazionalisti, imperialisti, guerrafondai, nemici del socialismo, strangolat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 171

Brano: [...]a solo nel 1888 (dopo l'unificazione della corrente intransigente con quella moderatariformista) esso si costituì in modo definitivo. Il Partito socialdemocratico austriaco fu sempre influenzato da tendenze revisioniste, con prevalenza della linea “austromarxista” di Victor Adler, padre di Friedrich Adler (v.). L'austromarxismo tendeva a realiz

zare una sintesi tra le posizioni rivoluzionarie e il riformismo tedesco dominante aH’interno della Seconda Internazionale. Dopo la catastrofe nazista e la Seconda guerra mondiale, il Partito socialdemocratico austriaco si ricostituì su basi decisamente riformiste, allineato con il Partito socialdemocratico della Repubblica Federale Tedesca.

Italia

Le prime affermazioni del riformismo in Italia si ebbero nelle campagne emiliane a partire dal 1880, attraverso la predicazione e l'opera dell’“apostolo del socialismo” Camillo Prampolini (v.), per lo sviluppo del movimento cooperativo e per la municipalizzazione dei servizi pubblici. Dopo la fondazione del P.S.I. (1892), il leader socialista Filippo Turati (v.),[...]

[...]lia

Le prime affermazioni del riformismo in Italia si ebbero nelle campagne emiliane a partire dal 1880, attraverso la predicazione e l'opera dell’“apostolo del socialismo” Camillo Prampolini (v.), per lo sviluppo del movimento cooperativo e per la municipalizzazione dei servizi pubblici. Dopo la fondazione del P.S.I. (1892), il leader socialista Filippo Turati (v.), allineatosi alle posizioni di Kautsky quando questi divenne il teorico della Seconda Internazionale, fu il più autorevole capo riformista italiano, al quale si affiancarono, oltre a Prampolini, Claudio Treves (v.), Giuseppe Emanuele Modigliani (v.), Leonida Bissolati e molti altri.

La prima affermazione della corrente riformista in seno al P.S.I. si ebbe al Congresso di Roma (settembre 1900), con la presentazione di un programma « minimo » socialista, « come fase di transizione dall’epoca borghese alla socialista ». Basandosi sulle condizioni allora esistenti in Italia, i riformisti sostenevano la possibilità di collaborare con la borghesia più avanzata per appoggiare quelle leggi che, i[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 457

Brano: [...]ente integrato quanto pochi altri nel sistema del neocolonialismo (v.).

Zimmerwald, Conferenza di

Conferenza internazionale svoltasi dal 5 all’8.5.1915 a Zimmerwald (villaggio svizzero) per iniziativa del P.S.I., allo scopo di unire gli sforzi dei partiti socialisti europei contro la guerra imperialista esplosa in Europa nel luglio 1914. Da Zimmerwald venne lanciato un caloroso appello, ma di fatto la conferenza sanzionò H fallimento della Seconda Internazionale (dominata dai riformisti). Da ciò prese avvio la fondazione della Terza Internazionale (v.) o Internazionale Comunista.

I precedenti

Con lo scoppio della guerra mondiale la Seconda Internazionale (v.) aveva dimostrato non solo la propria incapacità di porre un freno alle politiche bellicose dei vari governi imperialisti europei, ma anche di essersi lungamente mantenuta su un equivoco di fondo: nel momento decisivo della scelta, la

maggioranza dei partiti socialisti si era infatti prontamente alleata alle rispettive borghesie nazionali, tradendo platealmente quel tanto proclamato principio internazionalista di classe che, fino ad allora, sembrava l’unica ragion d’essere dell’Internazionale.

La prima a cadere era stata la potentissima socialdemocrazia tedesca (considerata addiritt[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 251

Brano: [...]politiche deH’opportunismo, la sua radice sociale (l’influenza della piccola borghesia) era in qualche modo permanente, tendente quindi a ricom

parire nelle fasi in cui il sistema capitalistico sembrava aver superato la sua crisi.

L’analisi leniniana

Un’altra fondamentale riflessione critica e polemica sullopportunismo fu sviluppata da Lenin (v.) in seguito al crollo e tradimento della socialdemocrazia tedesca e dei partiti operai della Seconda Internazionale (v.), quando nel 1914 essi diedero la loro adesione alla guerra imperialista. Nel proclamare la necessità della « scissione » dall’opportunismo della socialdemocrazia, Lenin definì la base sociale dell’opportunismo socialdemocratico non più come influenza dell’ideologia e della prassi piccoloborghese in seno ai partiti operai, ma in modo più complesso e articolato. Le radici sociali dell’opportunismo secondo Lenin andavano individuate nella piccola borghesia, nel la burocrazia sindacale, parlamentare e di partito, nonché nella stessa « aristocrazia operaia ». Rimaneva tuttavia incerta la defi[...]

[...]tica in conseguenza del processo di industrializzazione.

I due aspetti del « partito d’organizzazione » (insediato nella popolazione attraverso strutture che amministrano gli interessi dei suoi iscritti) e del « partito di mobilitazione » (relativamente ristretto, di quadri, proiettato sulla mobilitazione diretta anziché suH’insediamento amministrativo) hanno in origine caratterizzato la differenza tra i partiti socialdemocratici (nati con la Seconda Internazionale) e i partiti comunisti (nati con la Terza Internazionale). Mentre nei partiti socialdemocratici le procedure del dibattito politico hanno adottato nel loro seno i criteri di rappresentatività di maggioranze e minoran

251



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 73

Brano: [...]e dirigenti del Partito operaio

francese, il 14.7.1889, nel centenario della presa della Bastiglia, convocarono a Parigi il congresso che avrebbe dato vita alla 11 Internazionale. I « possibilisti » di Brosse non aderirono all’iniziativa e promossero contemporaneamente un loro congresso, che però raccolse pochissime adesioni sul piano internazionale (dei 606 delegati, 524 erano francesi).

Primo Congresso (14.7.1889)

Il I Congresso della Seconda Internazionale vide presenti 393 delegati che rappresentavano quasi tutte le organizzazioni socialiste allora esistenti nei paesi dell’Europa Occidentale e Orientale, e di alcuni paesi americani (Stati Uniti, Argentina). Tra i più importanti delegati vi erano A. F. Bebel, W. Liebknecht, Clara Zetkin e Eduard Bernstein (Germania); Plechanov (Russia); Malon, Vaillant e Longuet (Francia); De Paepe (Belgio); Adler (Austria); Costa, Cipriani e Malatesta (Italia); Iglesias (Spagna).

Un ruolo fondamentale, nella costituzione e nell’attività della II Internazionale fu svolto da Engels che, dopo la morte di Marx [...]

[...]ianza dei vincoli di solidarietà internazionale del proletariato. La fondazione della II Internazionale fu determinante per l’organizzazione e la linea dei vari partiti operai: in base alle sue indicazioni, il Partito socialdemocratico tedesco si dette, al Congresso di Erfurt, un nuovo programma, redatto da Karl Kautsky, che rimase per molto tempo come modello per le nuove organizzazioni.

UINTF.R NAZIONALE E‘lL SOLE DELL* AVVENIRE MÀmmi

La Seconda Internazionale nella iconografia socialista aM’inizio del nostro secolo

73



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 230

Brano: [...]ia e possibilità rivoluzionaria, fra potenzialità rivoluzionaria e momento rivoluzionario, non ancora maturo, da cogliere. Nell'interpretazione massimalista dominante, la borghesia aveva perduto il mandato dal cielo, cioè quel potere assoluto per diritto, quindi ogni autorità e capacità di governo. Inevitabilmente sarebbe crollata. In questa visione palingenetica, in cui si mescolavano il tradizionale catastrofismo e il determinismo tipico della Seconda Internazionale, stava il generale orientamento socialista e il suo particolare comportamento romano. Sfuggiva, ad esempio, l’esplosivo potenziale rappresentato dagli ex combattenti. L'Unione socialista romana e la Camera del lavoro lo

consideravano solo un frammento del più generale problema operaio. Nel febbraio 1919 si costituì la sezione romana di una lega proletaria dei mutilati e reduci, con 14.000 aderenti. Si rivolsero appelli alle forze dell'ordine in occasione del Primo Maggio (« Se un giorno dovessimo scendere in piazza, non sparateci contro. Noi lottiamo per voi»), ma senza fare nulla di più. [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Seconda Internazionale, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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